L’INTERVISTA-MATTIA CALDARA, DIFENSORE DELL’ATALANTA, SI RACCONTA…
Sta portando il nome di Scanzorosciate agli onori delle cronache sportive e non, è un prodotto del nostro Settore Giovanile, anche se vi è stato per i primissimi anni di carriera, gioca egregiamente in Serie A…avrete capito chi sarà l’intervistato di oggi: Mattia Caldara. Con questa intervista, che speriamo vi faccia piacere, concludiamo la rubrica per l’anno 2017, dandovi appuntamento all’11 gennaio quando riprenderemo le normali pubblicazioni.
Buongiorno Mattia. Innanzitutto grazie per aver trovato il tempo di rispondere alle domande della nostra piccola intervista. Come sta andando sinora la stagione?
La stagione sta andando bene; credo siamo in linea con i nostri obiettivi, dal momento che siamo agganciati al treno Europa League in campionato e in coppa siamo riusciti a passare il turno da primi in classifica.
Avete raggiunto un traguardo impensabile l’anno scorso (4° posto con 72 punti) e quest’anno vi siete ripetuti in Europa League vincendo il girone. Ora vi aspettano ai sedicesimi i tedeschi del Borussia Dortmund; cosa teme di più dei gialloneri? Come sarà giocare davanti alla famosa curva del “muro giallo” con i tifosi tutti in piedi a cantare per tutto l’incontro?
Sarà una sfida sicuramente affascinante e molto difficile, anche perchè il loro pubblico in casa li spinge caricandoli per tutto l’incontro. Disputare certe partite in certi stadi fa sempre piacere ma dobbiamo solo avere rispetto dell’avversario, senza alcun timore reverenziale, e giocare come sappiamo, facendoci trovare pronti.
Lei sta portando il nome di Scanzo in giro per l’Europa. Si sente addosso un po’ di responsabilità nel rappresentare un intero Comune che è diventato simpatizzante atalantino solo per supportarLa?
Credo che sia una responsabilità importante ma anche una grandissima soddisfazione e di ciò vado molto fiero!
Lei inizia a giocare nello Scanzo allenato da Fabio Grismondi (attuale allenatore dei Giovanissimi 2004). Cosa Le ha insegnato nel breve periodo che L’ha allenata?
Sin da quando mi ebbe come giocatore (categoria Pulcini, ndr) ricordo che insisteva già molto, nonostante l’età dei suoi giocatori, sulla tecnica individuale ed i suoi insegnamenti mi sono poi serviti come base per il prosieguo della mia carriera nel vivaio nerazzurro.
Cosa si ricorda del mondo Scanzo? Come ha fatto secondo Lei ad avere un miglioramento così repentino in appena vent’anni?
Dello Scanzo mi ricordo che spesso ero accompagnato agli allenamenti da mio nonno e, giocando con gli stessi amici di scuola, mi divertivo un mondo, perchè condividevamo un’esperienza gratificante come può essere il far parte di una squadra di calcio con gli amici più cari, gioendo insieme. Per quanto riguarda il miglioramento che ha avuto la società, ritengo che ogni anno si debba fare un piccolo passo avanti, senza mai smettere di imparare e di far tesoro delle esperienze accumulate gli anni precedenti.
Dopo aver concluso l’esperienza nella categoria Pulcini, passa all’Atalanta. Chi ebbe l’intuizione di spostarLa da mediano a centrale di difesa? Sembra facile dirlo ora, visti i risultati, ma si sarebbe immaginato di sfondare come difensore?
Sinceramente non mi ricordo chi sia stato il primo allenatore ad avere questa intuizione, anche perchè appena arrivato all’Atalanta venni subito spostato qualche metro più indietro (allo Scanzo giocavo a centrocampo). Questo cambio di ruolo fu una manna dal cielo perchè, a mio modesto parere, non avrei mai avuto il passo per competere ad alti livelli nel ruolo di centrocampista centrale, senza dimenticare che i miei piedi, all’epoca, non erano proprio quelli di un centrocampista modello.
Lei esordisce in Serie A con l’Atalanta nel secondo tempo dell’ultima giornata a Catania (maggio 2014). Che emozioni provò quella domenica?
L’esordio a Catania è stato per me un sogno, anche se, a dirla tutta, non me ne resi quasi conto, forse perchè non avevo ancora il fisico nè la testa per poter essere subito arruolabile in Serie A. Comunque ricordo quella partita con molto piacere, fu un’emozione fortissima soprattutto quando mi dissero che sarei entrato in campo.
La stagione successiva andò in prestito a Trapani, da un capo all’altro dell’Italia. Quali difficoltà incontrò nel trasferirsi così lontano da casa? Quanto fu importante per Lei l’avvicendamento in panchina tra Boscaglia e Cosmi?
All’inizio della stagione l’impatto fu molto difficile perchè non giocavo molto, tanto che chiesi alla società di cedermi nel mercato di riparazione per trovare maggiore minutaggio; mister Boscaglia però si oppose, dandomi una grande fiducia, e mi lanciò nel girone di ritorno. Con l’arrivo di Cosmi le cose non cambiarono e feci molte presenze da titolare, ottenendo anche degli ottimi risultati.
L’anno successivo altro prestito al Cesena, sempre in Serie B, insieme ad altri giocatori di proprietà nerazzurra. Ha mai avuto paura di “perdersi” nelle girandole di prestiti nelle serie inferiori come successo ad altri giocatori molto promettenti dei vivai di Serie A?
Quando andai a Cesena era un periodo in cui le due società facevano molti affari e scambi tra i loro giocatori; fin da subito mister Drago mi diede fiducia e mi fece partire da titolare. E’ chiaro che la paura di non arrivare c’è sempre, però ho avuto sempre la fortuna di avere degli allenatori che mi hanno dato la possibilità di mettermi in mostra, permettendomi di arrivare dove sono ora.
Passiamo ora alla stagione scorsa. In estate arriva a Bergamo mister Gasperini. Come fu il primo approccio col mister? Sentì subito la fiducia dell’ambiente oppure pensava di andare ancora in prestito (si parlava di società interessate sia in B che tra le neopromosse in A)?
Il primo impatto col mister è stato molto duro, per via dell’alta intensità dei suoi allenamenti. Nel ritiro non avevo dimostrato di essere all’altezza e quindi si era paventata la possibilità di andare ancora in prestito. Per fortuna così non è stato!
La partita della svolta, per Lei e per l’intera squadra, fu quella contro il Napoli, in cui Gasp lanciò tutti insieme Lei, Petagna, Gagliardini e Conti. Quanto aiuta un giocatore avere un allenatore che in partite così importanti non ha paura a gettare nella mischia giovani talentuosi?
E’ vero la partita col Napoli è stata quella della svolta, infatti quando al sabato mi anticipò che avrei giocato titolare quasi pensavo ad uno scherzo. Il mister fu molto bravo a prepararmi mentalmente all’incontro perchè non mi fece pesare il fatto che avrei esordito titolare di fronte a una squadra che giocava la Champions League. Fu una giornata perfetta perchè riuscimmo a vincere, facendo giocare insieme, e di questo va dato merito al coraggio di Gasperini, molti ragazzi del vivaio che avevano pochissime partite alle spalle in serie A.
Lei ha marcato egregiamente mostri sacri come Higuain, Icardi, Dzeko. Qual è l’attaccante che più l’ha messo in difficoltà? Come ci si prepara in settimana ad affrontare gli avversari?
L’attaccante più difficile da marcare tra quelli affrontati è stato Mandzukic, pur avendo avuto avanti altri grandi campioni. Durante la settimana ci si prepara allenandosi al massimo e guardando qualche video per imparare i movimenti dell’avversario che poi andrò a marcare alla domenica.
Qual è il Suo idolo d’infanzia? In quale difensore si riconosce di più tra quelli del passato per caratteristiche fisiche e tecniche?
Da sempre il mio idolo è stato Alessandro Nesta, per la sua eleganza e per come interpretava il ruolo del difensore, leggendo prima le giocate per anticipare gli avversari.
Come se La cava con la Papu Dance? Ci può raccontare qualche aneddoto spassoso della Sua carriera in nerazzurro?
La Papu Dance è meglio che la balli proprio il Papu, visto che, avendola inventata lui, è sicuramente una spanna sopra tutti nel farla (ride, ndr). Penso che avrete visto qualche video dei nuovi acquisti che come rito d’iniziazione in ritiro sono stati sottoposti al balletto del Papu!
Quali iniziative dovrebbe prendere il nostro calcio per rinascere dalle ceneri del Mondiale mancato? Secondo Lei cosa ci manca per competere ad alti livelli?
Non sono io a dover dire cosa debba essere cambiato nel nostro calcio, anche se è chiaro che qualcosa debba essere fatto. Sicuramente non ho le competenze per affrontare questo tipo di discorsi e non spetta neanche a me farlo. A mio modesto parere, magari abbiamo degli impianti sportivi un po’ meno all’avanguardia rispetto a quelli di altre nazioni europee; un’idea potrebbe essere investire di più nei Settori Giovanili e far giocare più giovani italiani.
Concludiamo l’intervista con la nostra solita domanda. Se Lei fosse un manager e potesse schierare in campo 11 giocatori con cui vorrebbe affrontare ogni partita decisiva, chi metterebbe in campo (valgono anche quelli ritirati)?
Non volendo fare torti ai miei compagni di squadra, li sceglierò da altre realtà o dal passato recente del calcio. Dunque in porta metterei Buffon, difensori centrali Nesta e Maldini, terzino destro Cafù e a sinistra Roberto Carlos; davanti alla difesa Pirlo, con Zidane e Pogba ai lati; infine in attacco Ronaldo (il Fenomeno), Cristiano Ronaldo e Messi.
Ringraziamo Mattia e l’Atalanta per averci concesso questa intervista e gli auguriamo in bocca al lupo per il prosieguo della stagione, sperando che ci diano tante soddisfazioni come l’anno passato.
Gianluca Giugnetti