FOCUS: TRE UOMINI, TRE STORIE, TRE ESEMPI DA SEGUIRE
In questa settimana siamo stati partecipi di due fatti storico-sportivi che hanno monopolizzato, a ragione, l’opinione pubblica; martedì 24 ottobre è stato il Centenario della battaglia di Caporetto, che rischiò di far perdere all’Italia la prima guerra mondiale e che rimase nella memoria di tutti come una disfatta epocale (tanto che il termine è entrato nel vocabolario per significare una grande disfatta di qualsiasi genere), mentre da domenica è sulla bocca di tutti il deplorevole episodio che coinvolge l’antisemitismo di alcune frange della tifoseria laziale che hanno ben pensato di usare il volto di Anna Frank, icona della Shoah, per sbeffeggiare i loro rivali cittadini.
Alla luce di questi episodi la società U.S.D. Scanzorosciate Calcio e i gestori del suo sito web hanno deciso di SOSPENDERE l’intervista settimanale prevista per questo giovedì (che sarà recuperata a data da destinarsi) per pubblicare un articolo di sensibilizzazione sul problema attraverso tre storie di tre uomini inseriti nel mondo del calcio che per un motivo o per l’altro sono da prendere a esempio.
Quante persone riusciremo a sensibilizzare, senza addentrarci in articoloni che lasciamo a professionisti molto meglio qualificati? 1, 10, 100.000? Non ci importa ma riteniamo sia giusto invitare tutti coloro che leggeranno questo articolo, giocatori, allenatori, mamme, papà, ecc a prendersi qualche momento per leggere l’articolo e riflettere…
Questi tre uomini sono: Arpad Weisz (foto di copertina e in basso a sx), Virgilio Fossati e Matthias Sindelar. Agli occhi e alle orecchie di molti risulteranno nomi sconosciuti, anche perchè si parla di un’epoca compresa tra il 1915 e il 1945, quindi quasi tutti noi non eravamo neanche nati, ma ora raccontiamo le loro storie.
Arpad Weisz era un allenatore ebreo ungherese che fece la storia del calcio italiano negli anni Trenta, allenando, tra le altre, l’Inter e il Bologna, quest’ultima soprannominata “la squadra che tremare il mondo fa”, per la grande qualità messa in campo che portava gli avversari ad inchinarsi a fine partita per rispetto della squadra zeppa di campioni che avevano davanti. Il suo palmares? 3 scudetti, il record di più giovane allenatore a vincere lo Scudetto e il merito di aver lanciato nell’Inter un certo Giuseppe Meazza. Nel 1938, dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia, si trasferì con tutta la famiglia in Olanda, dove guidò una squadretta, il Dordrecht, ad un sorprendente quinto posto, battendo corazzate come Ajax e PSV. Nel 1942, quando il giogo nazista ormai si estendeva su tutta Europa, venne deportato ad Auschwitz con l’intera famiglia, la quale venne completamente sterminata appena arrivata al campo. Lui resistette due anni e perì di fame, fatica e stenti nel 1944.
Virgilio Fossati (foto al centro) fu un giocatore dell’Inter dal 1908 al 1915, anno dello scoppio del primo conflitto mondiale, e ne fu capitano per tutti gli anni in cui vi giocò. Fu il primo fuoriclasse del calcio italiano e vinse uno scudetto nella stagione 1909-10, risultando il migliore tra i suoi nell’incontro finale. Nel 1915, una volta che l’Italia entrò in guerra al fianco di Francia, Gran Bretagna e Russia, venne chiamato alle armi, nonostante fosse famoso in tutta Italia, e morì sul campo di battaglia presso Monfalcone durante un attacco.
L’ultima persona di cui vogliamo parlarvi è Matthias Sindelar (foto a destra), fuoriclasse austriaco della nazionale più forte degli anni ’30, il Wunderteam (letteralmente “squadra dei sogni”), e giocatore dell’Austria Vienna. Quando nel 1938 Hitler annesse l’Austria attraverso l’Anschluss venne organizzata un’amichevole tra le due nazionali che, dopo quella partita, sarebbero state fuse in una sola. Durante quella partita, in cui gli austriaci ricevettero “consigli” sul fatto di doverla perdere, l’Austria vinse 2-0 con un goal proprio di Sindelar, che andò ad esultare sotto i gerarchi nazisti in segno di opposizione e, a fine match, si rifiutò di fare il saluto nazista, tipico di ogni evento sportivo organizzato dalla propaganda hitleriana in quegli anni. Nel 1939 morì a Vienna in circostanze sospette.
Tre uomini che erano dei fuoriclasse nel mondo calcistico ma che hanno perso la vita per una guerra crudele o perchè di religione diversa oppure ancora per un’avversione dichiarata ad un regime folle e brutale. Ma qualcuno pensa di poter sputare sulla memoria di questi uomini e di tutte le altre persone che persero la vita in queste occasioni.
Speriamo di avervi fatto riflettere e ci rivedremo con le varie rubriche dalla prossima settimana. Buona lettura!