L’INTERVISTA-ALESSANDRO MAPELLI, ALLENATORE DEI GIOVANISSIMI 2003, SI RACCONTA…
Proseguiamo con le interviste ai nostri allenatori e fermiamoci alla categoria Giovanissimi. Alla guida dei 2003, esordienti nella categoria Regionale A, c’è Alessandro Mapelli. Ecco le sue parole ai nostri microfoni…
Buongiorno Alessandro. Lei allena da quest’anno i giovanissimi 2003, che stanno partecipando al campionato Regionale A; come sta andando la stagione sinora?
La stagione sta andando bene, è sicuramente molto impegnativa, ma contiamo di migliorare partita dopo partita.
Quali difficoltà ci sono nel prendere una squadra già al secondo anno di Giovanissimi, dovendo tra l’altro salvarsi a tutti i costi in categoria?
Le difficoltà sono dovute soprattutto al salto di categoria partecipando ad un campionato regionale A dove ci sono squadre più attrezzate rispetto a quelle affrontate nell’anno passato.
Quali pensa che saranno i prossimi step che la Sua squadra dovrà completare per alzare il proprio livello di competitività?
Maggiore intensità negli allenamenti e nelle partite, migliorando il possesso palla e di conseguenza la qualità delle giocate.
Quali caratteristiche dovrebbe avere, secondo Lei, una rosa adatta a poter disputare una categoria come i Regionali A?
Disciplina, spirito di gruppo, buona fisicità da parte degli atleti e soprattutto tecnica.
Qual è il Suo credo tattico? Ha un allenatore particolare come modello?
Il mio modulo ideale sarebbe il 4 – 3 – 2 – 1, il cosiddetto “Albero di Natale”, ma è chiaro un buon allenatore deve sapersi adattare alle caratteristiche dei giocatori. Per quanto riguarda il mio allenatore “modello” non poteva che essere Ancelotti, il quale, con il modulo citato sopra, ha costruito le fortune del suo Milan vincente in Europa.
La categoria Giovanissimi è la prima in cui si comincia a giocare “da grandi”, ovvero con campionati in cui conta la classifica, in cui le partite durano due tempi e una volta sostituiti non si può più rientrare in campo. Come si aiuta un ragazzo a passare da una categoria come gli Esordienti alla categoria che Lei allena?
E’ importante parlare molto con i ragazzi, responsabilizzarli e dare loro la possibilità di giocare ed esprimersi al meglio sul campo.
Questa regola non La tocca personalmente ma una domanda è d’obbligo; cosa ne pensa del nuovo format dei campionati provinciali che prevede una fase autunnale ed una fase primaverile in cui, a seconda della posizione ottenuta nella prima fase, si partecipa ad un campionato o regionale o ancora provinciale?
Ammetto di non esserne particolarmente entusiasta, preferirei un campionato unico andata e ritorno.
Come è avvenuto il Suo primo incontro col mondo Scanzo? Che tipo di ambiente ha trovato?
Sono arrivato a Scanzo dopo la fusione con il Pedrengo (anno 2012, ndr), trovando un ambiente molto preparato dove è permesso lavorare con serenità e nelle migliori condizioni.
Quali miglioramenti pensa che dovrà intraprendere la famiglia giallorossa per affermarsi ancora di più ai vertici del dilettantismo bergamasco?
Un miglioramento che servirebbe alla Società Scanzo potrebbe essere l’ampliamento dell’impianto sportivo, per adeguarsi alle norme e alle consuetudini che categorie come quelle dei campionati a cui partecipa lo Scanzo impongono.
Parliamo un po’ della Sua carriera pre-Scanzo. Quali esperienze, da giocatore o da allenatore, ha avuto prima di vestirsi di giallorosso?
Ho esordito a 16 anni in prima squadra nel campionato Eccellenza con Trevigliese, con la quale ho raggiunto la serie D e poi l’ho giocata di nuovo con l’Alzano Virescit; in seguito ho continuato giocando in altre Società del bergamasco e del bresciano.
Ha qualche aneddoto divertente da raccontarci della Sua carriera?
Anche se non farà piacere ai nostri tifosi ma uno dei miei goal di più belli è stato realizzato contro lo Scanzo da quasi centrocampo!!
Concludiamo con la Sua “formazione dei sogni”. Immagini di dover fare una sorta di fantacalcio con i migliori giocatori con cui ha giocato o con i Suoi idoli del passato o con i giocatori odierni. Chi schiererebbe in campo?
Dunque vediamo 4-3-3 con: Buffon, Cafù, Baresi, Nesta, Maldini, Rijkaard, Zidane, Iniesta, Messi, Maradona, Van Basten.
Ringraziamo Alessandro per averci chiarito le idee su cosa possa significare allenare ragazzi in un’età in cui si è in una sorta di limbo tra l’infanzia calcistica e la “maturità” sempre in ambito sportivo. Auguriamo a lui e alla sua squadra di continuare a sfornare buoni risultati in campionato in modo da raggiungere gli obiettivi prefissati.