L’INTERVISTA-ANDREA TOSONI, PREPARATORE ATLETICO DELLA PRIMA SQUADRA, SI RACCONTA…
Nel calcio di oggi una figura che sta assumendo sempre più importanza è quella del Preparatore Atletico, ormai indispensabile per organizzare, insieme all’allenatore, la preparazione estiva e gli allenamenti settimanali in modo da portare i giocatori alla forma perfetta. Il nostro preparatore è da ormai molti anni Andrea Tosoni, che oggi ha risposto alle nostre domande. Ecco cosa ne è venuto fuori…
Buongiorno Andrea. Lei ricopre la carica di Preparatore Atletico della Prima Squadra da ormai molte stagioni; ci spiega nel dettaglio in cosa consiste il Suo ruolo?
Il mio ruolo è quello di responsabile della condizione atletica di tutta la Prima Squadra, portieri esclusi. Organizzo e svolgo sul campo tutte le sedute atletiche settimanali e collaboro con il mister per quanto riguarda la parte tecnica e tattica. Infine faccio da intermediario/mediatore tra mister, squadra e staff medico per quanto riguarda la quotidianità tipica di uno spogliatoio. L’obiettivo di tutti a Scanzo è stare bene, lavorare sereni e raggiungere il miglior risultato possibile.
Come organizza il lavoro durante la settimana? Quali tipologie di esercizi propone ai giocatori?
La settimana tipo, a livello atletico, nel periodo agonistico, ha una scansione abbastanza standard:
Martedì: potenza aerobica/prevenzione infortuni
Mercoledì: forza /potenza aerobica specifica.
Giovedì: velocità e reattività .
Sabato: rapidità e destrezza.
La stagione si divide in: preparazione, stagione agonistica andata, pausa invernale, stagione agonistica ritorno ed eventuali playoff/playout. Ogni periodo viene suddiviso in mesocicli e microcicli settimanali, con lavori specifici concordati con il mister.
Quali studi, se necessari, bisogna intraprendere per iniziare una carriera da preparatore? Quali sono i trucchi del mestiere?
Ritengo che bisogna essere preparati per svolgere un lavoro a contatto con le persone: conoscere chi hai di fronte aiuta parecchio! Nello specifico una laurea in scienze motorie sarebbe un ottimo inizio. Poi bisogna sviluppare quella propensione per lo sport specifico in cui si va ad operare. Io mi ritengo un preparatore atletico di calcio. Ho concentrato i miei studi e le mie ricerche in questo sport da ormai 15 anni.
I trucchi del mestiere sono pochi ma importanti!! Il primo è la passione, devi amare quello che fai, il secondo è che devi sentirti parte integrante del progetto. Il proprio lavoro, fatto con qualità, fa la differenza per il bene del gruppo.
Spesso questa figura è vista dai giocatori come “antipatica” perché li costringe, magari, ad interrompere partitelle o esercizi divertenti per iniziare la parte atletica. Come riesce a farsi rispettare e a farsi voler bene dal gruppo nonostante ciò?
Il concetto che il preparatore atletico lavora solo a secco è piuttosto antiquata; la metodologia è cambiata parecchio. La finalità del mio lavoro è mettere ogni singolo giocatore nelle condizioni di esprimersi al meglio giocando a calcio.
Il rispetto lo ottieni se dimostri di essere preparato, disponibile e motivante per l’atleta. Allenarsi con il sorriso è importantissimo, con mister e squadra non ci risparmiamo mai battute, ridere fa bene al gruppo, l’ importante è farlo nei tempi giusti.
Ci sono alcuni allenatori che impostano la preparazione su un duro lavoro fisico, mentre altri non tolgono mai il pallone da qualsiasi esercizio dei loro allenamenti. Quale dovrebbe essere secondo Lei il metodo di preparazione ideale? Lei come imposta la preparazione della Sua squadra?
Personalmente io utilizzo molto anche la palla nei miei lavori specifici. Il mister conosce benissimo la mia filosofia, essendo stato un mio giocatore proprio nello Scanzopedrengo. A volte lavoriamo in successione, a volte contemporaneamente, ma tutto è ponderato per rendere la seduta allenante ed efficace. Intensità e concentrazione non devono mai mancare, allenandoci alla sera non possiamo permetterci tempi morti.
Quali caratteristiche dovrebbe avere un giocatore pronto per giocare in Serie D?
Questa è una categoria che richiede molta fisicità e buone capacità tecniche e tattiche. I giovani devono imparare velocemente ad assimilare i suggerimenti tattici del mister e crescere sotto l’aspetto fisico e mentale; i “vecchi”, avendo già dimostrato di essere dotati di capacità tecniche e tattiche per la categoria, devono allenarsi sempre bene, alzare il livello di concentrazione e trasmettere ai giovani l’etica e la “professionalità” che questa categoria richiede.
Nel calcio, come in altri sport, ogni giocatore ha una tempistica e un modo diverso di entrare nella forma ideale per poter giocare al massimo delle sue possibilità. Come si gestisce una situazione del genere? Si diversificano le preparazioni o si cerca, al contrario, di omogeneizzarle?
Ogni giocatore ha un proprio passato; è importantissimo conoscere gli infortuni precedenti per poter programmare al meglio il lavoro di prevenzione agli infortuni. Dall’ottimizzazione dello stato di salute del singolo si migliora anche a livello di collettività; mi spiego: se uno sta bene si allena bene, i compagni si allenano bene e il risultato inevitabile è che il livello dell’allenamento si alza; l’intensità è tutto in questo sport, più ci si avvicina all’ intensità partita e meglio è.
Come reputa stia andando la stagione della Prima Squadra sino a questo momento? In cosa si potrebbe migliorare?
La serie D è tosta, noi siamo una realtà particolare…siamo dei dilettanti che ogni domenica si confrontano con dei semi–professionisti e a volte prevaliamo perché alla base c’è voglia di sacrificio, organizzazione e senso di appartenenza.
Tutti, visto i 18 punti conquistati nel girone di andata, a 4 giornate dalla fine, si aspettavano qualcosa di più, ma siamo consapevoli che qualcosa ci è mancato pur giocando buonissime partite, la squadra è giovane, manca ancora un po’ di esperienza, ma stiamo davvero lavorando tanto e siamo ancora in piena corsa…insomma fiducia e coraggio!!
Quando e in che modo è avvenuto il primo incontro con la famiglia giallorossa? Che ambiente ha trovato?
A Scanzo sono arrivato nell’ estate del 2012. Il contatto con il Presidente Oberti avvenne attraverso l’ allora direttore sportivo Lorenzi che conoscevo dai tempi della Trevigliese. In società era un periodo particolare perchè stava avvenendo la fusione tra Scanzorosciate e Pedrengo; ricordo che fu allestita un ottima squadra per l’Eccellenza, arrivammo secondi ad un punto dal Palazzolo uscendo nei playoff nazionali contro l’Abano terme. Fu un anno importantissimo per me, avevo una voglia pazzesca di dimostrare il mio valore, dopo un anno lontano da una prima squadra.
In cosa, vista dall’interno, pensa potrebbe migliorare ancora di più la società per affermarsi?
Il primo pensiero è migliorare l’ orario dell’ allenamento della prima squadra, so che è difficile ma io ci spero sempre!!!
A quali momenti è più legato della Sua esperienza in giallorosso?
Tantissimi!! Il primo sicuramente è la vittoria del campionato Eccellenza. Che soddisfazione…indimenticabile quando siamo andati in ospedale a trovare il Sig. Cucchi, la sua felicità è valsa ogni sacrificio fatto quell’anno. Il secondo sono le feste di fine campionato: che bevute e quante risate (in effetti ride ancora adesso, ndr).
Parliamo un po’ di Lei. Quali esperienze ha avuto prima di approdare a Scanzo?
Dal 2000 ho iniziato a collaborare con la società sportiva Mario Zanconti di Treviglio facendo tutta la trafila nel settore giovanile, poi c’è stato il passaggio alla Trevigliese. Nel 2007 il primo anno in prima squadra alla Romanese(Prima Categoria) e poi 4 anni di Prima Squadra in Eccellenza alla Trevigliese.
Ha qualche aneddoto positivo o negativo da condividere con i nostri lettori?
Certo ahahah. Il primo risale al gesto scaramantico di andare a vedere le partite decisive su una cabina elettrica tra il campo sintetico e quello in erba, chiamato “il Veliero”, un posto “elettrizzante” e mistico, dove si soffre!!! Vedere il gol salvezza, lo scorso anno, del Pelle (Roberto Pellegris, ndr) da lì non ha prezzo!!
Inoltre, non ne può mancare qualcuno sul presidente Oberti; dunque semifinale playoff Abano terme- Scanzopedrengo: nel riscaldamento vedo la camminata frenetica del Pres. in tribuna e capisco che eravamo arrivati ad un livello sportivo per la società impensabile, ad un passo dalla serie D. Non ci siamo riusciti in quella stagione ma da lì si sono buttate le basi per arrivarci 4 anni dopo. Nel 2016 vittoria a sorpresa del campionato ed ancora oggi riascolto alcuni messaggi vocali del Pres. e dello staff e rido da solo…troppo bello vincere così all’ ultima giornata indietro di meno 2. Pazzesco!
Tra l’altro vincere con un amico come Nicola è stato ancora più bello, sono il primo che ha creduto nel suo futuro da allenatore. Già da giocatore mi mandava sms se, secondo lui, l’allenamento non era stato abbastanza intenso. Che rompipalle!!
Concludiamo con la solita top 11. Ci può indicare una formazione formata dai giocatori con cui ha avuto a che fare con la quale vorrebbe affrontare ogni partita?
Escludo i giocatori tesserati solo negli ultimi 2 anni di serie D in quanto tanti di loro hanno ancora la possibilità quest’anno di scrivere la loro storia personale per lo Scanzo.
IN PORTA: REGAZZONI.
DIFESA: CORNO, ROTA, PERGREFFI, BRUGALI.
CENTROCAMPO: AGOSTINELLI, MADASCHI, FACCHINETTI.
ATTACCO: BONOMI, GULLIT, PELLEGRIS.
Sicuramente ho escluso qualcuno, ma a Scanzo negli ultimi anni sono passati ottimi giocatori e ragazzi meravigliosi. Mi fa davvero piacere risentire, ogni tanto, molti di loro.
Ringraziamo Andrea per la bella intervista che ci ha rilasciato, seria e divertente al punto giusto. Sicuramente ha avuto modo di vivere insieme a noi la parte più gloriosa della nostra storia recente, ma nulla sarebbe accaduto senza il grande lavoro dei giocatori e degli staff che ci hanno regalato questi traguardi. FORZA SCANZO!!